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Su questo sito troverai informazioni su di me e la mia pratica professionale, così come articoli riguardanti la psicologia e la psicoterapia. Questo sito è stato concepito principalmente per le persone che stanno prendendo in considerazione la possibilità di iniziare un percorso terapeutico. E' stato pensato per rispondere alle domande che si possono avere sulla psicoterapia e per trattare le questioni che comunemente portano le persone a rivolgersi ad uno psicologo o ad un terapeuta. Spero che troverai qui informazioni utili e interessanti.

Il mio obiettivo è offrire sempre un servizio migliore a tutti coloro che, per i più svariati motivi, approdano qui. Grazie del tempo che dedicherai alla lettura e non
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D.ssa Bottaro Psicologa Psicoterapeuta Tuscolana - Anagnina Roma

Che cos'è uno psicoterapeuta?

Gli psicologi che si specializzano in psicoterapia e in altre forme di trattamento psicologico sono professionisti altamente qualificati, con esperienza nei settori del comportamento umano, nella valutazione, nella diagnosi e nel trattamento della salute mentale, e nel cambiamento del comportamento. Gli psicoterapeuti lavorano con i pazienti per cambiare i loro sentimenti e atteggiamenti e aiutarli a sviluppare modelli di comportamento più sani ed efficaci.

Gli psicoterapeuti applicano procedure validate scientificamente per aiutare le persone a cambiare i loro pensieri, emozioni e comportamenti. La psicoterapia è un impegno collaborativo tra un individuo e uno psicoterapeuta. Essa fornisce un ambiente favorevole per parlare apertamente e con riservatezza di preoccupazioni e sentimenti. Gli psicoterapeuti considerano estremamente importante il segreto professionale e rispondono alle vostre domande circa le rarissime circostanze in cui le informazioni riservate devono essere condivise.

American Psychological Association

D.ssa Bottaro Psicologa Psicoterapeuta Tuscolana - Anagnina Roma

Cos'è il Disturbo Ossessivo Compulsivo?

"Non riuscivo a fare niente senza rituali. Essi avevano invaso ogni aspetto della mia vita. Il contare mi aveva davvero bloccato. Mi lavavo i capelli tre volte anzichè una volta perché tre è un numero fortunato e l’altro no. Mi ci voleva di più a leggere perché contavo le righe di un paragrafo. Quando impostavo la sveglia la sera, dovevo impostarla su un numero la cui somma non fosse un 'cattivo' numero ".

"Sapevo che i rituali non avevano senso, e mi vergognavo profondamente di farli, ma sembrava che non potessi superarli fino a quando non ho iniziato la terapia."

"Vestirsi la mattina era difficile, perché avevo un rituale, e se non seguivo il rituale, diventavo ansioso e dovevo vestirmi di nuovo. Ero sempre preoccupato che, se non avessi fatto qualcosa, i miei genitori sarebbero morti. Ho avuto questi terribili pensieri di danneggiare i miei genitori. Ciò è completamente irrazionale, ma i pensieri scatenato più ansia e più comportamenti insensati. A causa del tempo che ho trascorso a fare i rituali, non ho potuto fare un sacco di cose che erano importanti per me."

Le persone con disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) hanno persistenti pensieri sconvolgenti (ossessioni) ed utilizzano i rituali (compulsioni) per controllare l'ansia che questi pensieri producono. La maggior parte delle volte, i rituali finiscono per controllare loro.

Ad esempio, se le persone sono ossessionate da germi o sporcizia, possono sviluppare una compulsione a lavarsi le mani più e più volte. Se sviluppano una ossessione per gli intrusi, possono chiudere e richiudere le porte molte volte prima di andare a letto.

La paura dell’ imbarazzo sociale può indurre le persone con DOC a pettinarsi i capelli compulsivamente davanti allo specchio. A volte vengono "catturati" dallo specchio e non riescono ad allontanarsi da esso. L’esecuzione di tali rituali non è piacevole. Nel migliore dei casi, essa produce un temporaneo sollievo dall’ ansia creata dai pensieri ossessivi.

Altri comuni rituali sono la necessità di controllare ripetutamente le cose, toccare le cose (specialmente in una particolare sequenza), o contare le cose.

Alcune comuni ossessioni includono i frequenti pensieri di violenza e di danneggiamento nei confronti dei propri cari, il pensare in modo persistente all’esecuzione di atti sessuali che la persona non gradisce, o avere pensieri che sono vietati dal credo religioso.

Le persone con DOC possono anche essere preoccupate per l'ordine e la simmetria, hanno difficoltà a gettare le cose, o accumulano oggetti inutili.

Anche le persone sane fanno dei rituali, come ad esempio controllare diverse volte per vedere se la stufa è spenta prima di lasciare la casa. La differenza sta nel fatto che le persone con DOC eseguono i loro rituali anche se ciò interferisce con la vita quotidiana e trovano la ripetizione angosciante. Anche se la maggior parte degli adulti con DOC riconosce che ciò che stanno facendo è privo di senso, alcuni adulti e la maggior parte dei bambini non si rendono conto che il loro comportamento è fuori dall’ordinario.

Il disturbo ossessivo-compulsivo colpisce circa 2,2 milioni di americani adulti, e il problema può essere accompagnato da disturbi alimentari, altri disturbi d'ansia o depressione. Esso colpisce uomini e donne circa in numero uguale e di solito appare durante l'infanzia, l'adolescenza, o all'inizio dell'età adulta. Un terzo degli adulti con DOC sviluppa i sintomi da bambino, e la ricerca indica che il disturbo ossessivo compulsivo potrebbe ricorrere nelle famiglie. Il corso della malattia è molto vario. I sintomi possono andare e venire con facilità nel corso del tempo, o peggiorare. Se il disturbo diventa grave, può impedire alla persona di lavorare o di svolgere le normali responsabilità a casa. Le persone con DOC possono provare ad aiutare se stesse evitando le situazioni che scatenano le loro ossessioni, talvolta per calmarsi possono utilizzare alcool o droghe.

Il paziente con disturbo ossessivo-compulsivo di solito risponde bene al trattamento con alcuni farmaci e / o la psicoterapia basata sull’esposizione, in cui le persone affrontano le situazioni che provocano paura o ansia e diventano meno sensibili a queste.

D.ssa Bottaro Psicologa Psicoterapeuta Tuscolana - Anagnina Roma

Il Contratto Terapeutico

I terapeuti transazionali lavorano sulla base di contratti e cioè fanno accordi specifici con le persone che chiedono loro aiuto, riguardo ai risultati che desiderano ottenere. Contratti tipici sono "imparare a riconoscere e godere dei miei successi" o "esprimere la rabbia in un modo rispettoso di me e degli altri" o "prendermi cura di me stesso e delle persone che amo, smettendo di bere troppo" o "prendere dei bei voti a scuola". Certo molto può succedere nella psicoterapia, ma al di sopra di tutto c’è sempre il contratto, l’obiettivo che guida il lavoro dell’Analista Transazionale. Oltre a questo, egli farà anche dei contratti a breve termine, contratti ad esempio di sobrietà o di "non suicidio," per aiutare la persona a raggiungere l’obiettivo finale.

Dal momento che gli esseri umani nascono OK, è ragionevole che, con l’aiuto di persone competenti, possano tornare alla loro originaria posizione OK. La capacità di essere OK è in attesa in ogni persona, pronta ad essere liberata dalle proibizioni del copione. L’Analista Transazionale sa bene che, se si fanno contratti terapeutici chiari e indirizzati ad un obiettivo, se si analizzano validamente le transazioni interpersonali e se si dà alla persona in modo forte il permesso di cambiare, proteggendola al tempo stesso dalle sue paure, ognuno può avere l’opportunità di diventare una persona felice, amorevole e produttiva.

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti)

D.ssa Bottaro Psicologa Psicoterapeuta Tuscolana - Anagnina Roma

Le 3 P del terapeuta: Permesso, Potenza, Protezione

Il permesso è una parte molto importante dell’Analisi Transazionale ed è la situazione in cui l’educatore o il terapeuta dicono: "Puoi fare ciò che i tuoi genitori o altri dicevano che era sbagliato" oppure "Non è necessario che continui a fare quello che da bambino hai deciso di fare."

Ad esempio, se una persona, che ora è molto timida, da bambina si è sentita dire "Non chiedere nulla," un permesso potrebbe essere quello di chiedere ciò di cui ha voglia o bisogno: "Chiedi carezze, le meriti." Se una persona riceve un permesso e va contro le richieste o i desideri dei genitori e della società, è molto probabile che il suo Bambino sia molto impaurito. Ecco perché la protezione è un aspetto molto importante nel cambiamento.

Il terapeuta, o l’educatore, danno o offrono protezione, preferibilmente con il sostegno di un gruppo, a chi è pronto a cambiare il suo copione. Il terapeuta e il gruppo offrono protezione dicendo "Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Ti sosterremo e ci prenderemo cura di te se avrai paura."

Permesso e protezione aumentano la potenza terapeutica dell’analista transazionale introducendo nella situazione il Genitore Affettivo. L’uso che il terapeuta fa del suo Genitore e del suo Bambino (come quando si diverte facendo terapia) rende l’analista transazionale più efficace del professionista che invece usa solo un terzo della sua personalità e si mette in relazione con i clienti solo con l’Adulto.

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti)

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I Ricatti

Collegati ai copioni sono i giochi, con il loro tornaconto esistenziale, ovvero i sentimenti negativi che si accumulano e che a un certo punto possono scoppiare creando una catastrofe emotiva. Il tornaconto esistenziale di ogni singolo gioco continua ad accumularsi fino a sfociare nel risultato previsto dal copione. Alcuni accumulano sentimenti di rabbia, tanto che a un certo punto si sentiranno giustificati nel chiedere il divorzio; altri accumulano sentimenti di depressione che li farà arrivare sull’orlo del suicidio. Questo creare situazioni che producano i sentimenti negativi indicati nel copione si chiama ricatto emozionale.

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti)

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Il Copione

Il concetto a cui principalmente faccio riferimento nella comprensione della radice dei problemi psicologici è quello di copione. Berne ha definito il copione “un piano di vita inconscio che si basa su di una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta decisiva” (Berne, 1972). Analizziamo dettagliatamente tale definizione.

"Il copione è un piano di vita": per l’A.T. la teoria del copione sostiene che il bambino redige un piano specifico della propria vita, sotto forma di reazione drammatica che ha un inizio, un punto di mezzo e una fine. All’età di circa quattro anni, le parti essenziali della trama sono già state decise. A sette anni la storia è completata nei dettagli principali. Nella preadolescenza si dà qualche ritocco o si aggiusta qualche particolare. Durante l’adolescenza si rivede il copione e lo si aggiorna con aderenza alla realtà del momento.

"Il copione è decisionale": si basa su una decisione presa nell’infanzia, è pertanto il bambino che decide quale sarà il suo piano di vita. Ne consegue che bambini allevati dagli stessi genitori e nel medesimo ambiente possono decidere piani di vita completamente diversi. Le prime decisioni del copione derivano dalle emozioni e dall’esame di realtà del bambino, e vengono prese prima ancora che egli abbia la capacità di parola.

"Il copione è rinforzato dai genitori": attraverso messaggi non verbali e verbali. Tali messaggi di copione costituiscono la struttura di riferimento in risposta alla quale il bambino prende le principali decisioni di copione. E’ in tale modo che i genitori possono esercitare una forte influenza sulla decisione di copioni di un bambino.

"Giustificata dagli avvenimenti successivi": la vita di ogni persona si presenta, pur con il variare delle situazioni specifiche, con un’identità di fondo derivante dal fatto che gli avvenimenti, le persone, i problemi che si incontrano nel corso della vita vengono affrontati e gestiti sempre in modo abbastanza similare, basandosi sulle convinzioni prese durante l’infanzia. Spesso non facciamo altro che interpretare la realtà all’interno della nostra struttura di riferimento, cosicché essa possa giustificare le decisioni del copione prescelto.

"Il copione culmina in una scelta decisiva (finale)": la scena finale è detta tornaconto del copione, ed è stata scelta quando il bambino piccolo ha scritto la storia della propria vita. Il carattere di ripetitività del copione ci rivela che, quando da adulti si realizza il copione, senza alcuna consapevolezza, si scelgono dei comportamenti che permettono di raggiungere il tornaconto del copione prescelto.

"Il copione di vita può essere cambiato: dal momento che siamo noi ad aver deciso il nostro piano di vita, abbiamo anche il potere di cambiarlo, prendendo nuove decisioni in qualsiasi momento.

Il percorso terapeutico con l’Analisi Transazionale aiuta le persone a divenire consapevoli del proprio copione di vita e a modificarlo se questo è limitante per loro; la persona può essere aiutata anche a ritornare a quelle prime esperienze che hanno fatto sì che prendesse delle decisioni che allora erano necessarie per la sua sopravvivenza fisica o psichica (es. “non fidarsi degli altri”), ma che ora rappresentano un intralcio; essa può prendere ora la ridecisione di comportarsi in modo diverso per vivere una vita più soddisfacente nel presente.

Anche quando la vita è guidata da un copione, vi sono sempre dei periodi in cui la persona sembra sfuggire al suo infelice destino. Questo periodo che appare normale è detto controcopione. Il controcopione è in funzione quando il piano di vita infelice lascia spazio ad un periodo più felice. Questo però è solo temporaneo ed invariabilmente si verifica un crollo che riporta al copione originario. Nel caso di un alcolista, ci potrebbe essere un periodo di sobrietà; per una persona depressa con un copione di suicidio ci potrebbe essere un breve periodo di felicità, che inevitabilmente termina quando le ingiunzioni del copione prendono il sopravvento.

I copioni, se non vengono cambiati, vengono passati di generazione in generazione, come "patate bollenti," dai genitori ai figli, in una catena ininterrotta di pattern comportamentali tossici di disadattamento.

DECISIONI DI COPIONE

Se un ambiente familiare è sano, i genitori offriranno ai figli protezione incondizionata, qualunque cosa essi facciano. Se invece i genitori danno la loro protezione a condizione che i figli si sottomettano alle loro ingiunzioni e attribuzioni, sarà molto probabile che i figli sviluppino un copione. Le decisioni di copione vengono spesso prese consciamente, per poter ubbidire alle ingiunzioni dei genitori, anche se contrarie al proprio interesse. A questo punto, il bambino baratta la sua autonomia per la protezione dei genitori, per evitare critiche e punizioni. Questa decisione comporta il passaggio da una posizione "Io sono OK" ad una "Io non sono OK": Spesso si decide anche se gli altri sono OK oppure no. Se una persona ha preso decisioni di questo tipo potrà aver bisogno dell’aiuto di un terapeuta per cestinare il copione e cominciare a seguire una rotta di autonomia o, come dice Berne, per "chiudere uno spettacolo e metterne in scena uno nuovo.".

Se la persona viene aiutata a ritornare a quelle prime esperienze che hanno fatto sì che prendesse delle decisioni che allora erano necessarie per la sua sopravvivenza fisica o psichica, ma che ora rappresentano un intralcio, essa può prendere la ridecisione di comportarsi in modo diverso per vivere una vita più soddisfacente nel presente.

Si può osservare un copione in brevi sequenze di comportamento, dette minicopioni, che imitano e rafforzano di continuo il copione. Il fatto è che tutto ciò che succede nella vita psichica ed emotiva di una persona si riflette nel suo comportamento. In questo modo, studiando le transazioni, gli analisti transazionali sono in grado di capire i modi e le ragioni del comportamento e di aiutare le persone a smettere di giocare, a cambiare il copione e ad ottenere il massimo dalla vita.

COPIONI TRAGICI E COPIONI BANALI

Alcuni copioni sono tragici, altri sono banali. I copioni tragici sono quelli drammatici come la tossicodipendenza, il suicidio o la "malattia mentale." I copioni banali o ordinari sono meno drammatici ma ben più comuni: sono i melodrammi della vita di tutti i giorni. Generalmente coinvolgono grandi sottogruppi di persone: gli uomini, le donne, interi gruppi razziali, i giovani. Persone che appartengono a questi gruppi hanno copioni che le fanno vivere in modi predeterminati: in passato, ad esempio, le donne dovevano essere molto sensibili, casalinghe amorevoli e non avevano il permesso di essere logiche, forti o indipendenti; gli uomini dovevano essere logici, forti, dovevano mantenere la famiglia e non era loro permesso di essere infantili, di aver paura, di essere affettuosi o di aver bisogno di affetto. Una vita basata su un copione banale può implicare: andare di male in peggio, non divertirsi mai, essere sempre pieni di debiti, o occuparsi sempre degli altri trascurando se stessi.

Gli appartenenti a certe nazionalità o a certe razze si presume che debbano essere brillanti o stupidi, o onesti, subdoli, atleti eccezionali o imprudenti, freddi, ecc. In alcune culture ai bambini viene imposto un copione che li costringe ad essere competitivi, così che avranno difficoltà a collaborare e a convivere in pace. Altre culture invece danno massima importanza allo spirito di collaborazione, ma coloro che sono forti si sentiranno non OK. Questi copioni culturali possono avere un’influenza nociva su intere popolazioni.

Parzialmente tratto dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti)

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I modi di strutturare il tempo: rituali, passatempi, giochi, intimità, lavoro.

Sono cinque i modi in cui si può strutturare il tempo e ricevere carezze:

1. Il rituale è uno scambio predeterminato di carezze di riconoscimento.

2. Il passatempo è una conversazione predeterminata su un certo argomento. I passatempi sono particolarmente evidenti ai ricevimenti e alle riunioni familiari. Alcuni dei più comuni passatempi sono: il tempo (Non è eccezionale questo caldo?), lo sport (Come va quest’anno la Juve in campionato?), la droga (Non sarebbe meglio legalizzare le droghe leggere?) o i pettegolezzi d’alcova (È vero che X si è separato da Y per mettersi con W che ha divorziato da Z?).

3. I giochi sono serie di transazioni ripetitive e ambigue, fatte per ottenere carezze. Sfortunatamente, le carezze che si ottengono con i giochi sono per la maggior parte negative. Il gioco è un metodo malriuscito per avere le carezze desiderate.

4. L’intimità è uno scambio di carezze diretto e potente, spesso implorato ma raramente ottenuto perché il Bambino se ne tiene lontano, spaventato da precedenti dolorose esperienze. L’intimità non è la stessa cosa del sesso, anche se spesso la si trova nel sesso. Peraltro il sesso può anche essere un rituale, un passatempo, un gioco o un lavoro.

5. Il lavoro è un’attività che ha un prodotto come risultato. Un buon lavoro sortisce, come effetto secondario, uno scambio di carezze.

Intimità e lavoro sono i due modi più soddisfacenti di ottenere carezze. Sfortunatamente un’intimità duratura è difficile da raggiungere perché spesso le persone sono del tutto impreparate dal punto di vista emotivo, e il lavoro è spesso insoddisfacente se si lavora isolatamente e non si viene lodati per i risultati ottenuti. Ecco perché si ricorre a rituali, a giochi o passatempi, che sono modi più sicuri, anche se molto meno soddisfacenti, di ottenere carezze. Ad esempio, un matrimonio può essere una serie infinita e noiosa di rituali, passatempi e giochi; spesso la ragione è che entrambi i coniugi vivono sulla base di copioni di vita che li privano delle carezze, impedendo agli uomini di provare sentimenti ed intimità ed alle donne di usare l’Adulto per chiedere e ricevere l’amore che desiderano.

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti)

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Il Triangolo Drammatico

Per illustrare il triangolo drammatico si può usare l’esempio del gioco della Tossicodipendenza. In questo gioco il tossicodipendente, che ricopre il ruolo di Vittima della dipendenza, dell’umiliazione, del pregiudizio, dell’incuria dei medici e della brutalità della polizia, cerca e trova un Salvatore. Il Salvatore svolge il suo ruolo cercando, con generosità ed altruismo, di aiutare il drogato senza assicurarsi che questi si senta responsabile di intraprendere un percorso che lo allontani dalla droga. Dopo un certo numero di frustranti tentativi falliti il Salvatore si arrabbia e passa ad un ruolo di Persecutore, nel quale accusa, insulta, trascura o punisce il tossicodipendente; il quale, a questo punto, passa dal ruolo di Vittima a quello del Persecutore e contrattacca, insulta, diventa violento, finisce al pronto-soccorso nel cuor della notte. Quello che era il Salvatore ora diventa Vittima in questo gioco, dove lo scambio dei ruoli va avanti incessantemente nella giostra del Triangolo Drammatico.

In psicoterapia, per evitare il triangolo drammatico, l’analista transazionale insiste sulla stipula di un contratto, nel quale il cliente indica specificamente ciò per cui vuole essere curato. Questo rappresenta una protezione per entrambi, terapeuta e cliente: il terapeuta sa esattamente cosa vuole il cliente, mentre il cliente sa ciò su cui il terapeuta lavorerà e quando sarà completata la terapia. In ogni caso, il modo migliore per non cadere nel triangolo drammatico è quello di evitare i ruoli di Salvatore, di Persecutore o di Vittima rimanendo nello stato dell’Io Adulto.

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti)

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I Giochi

L’aspetto essenziale dei giochi sta nel loro essere scambi di carezze, ingannevoli o nascosti. Il gioco è una serie ripetitiva di transazioni nascoste che ha un inizio, un proseguimento, una fine e un tornaconto. Il tornaconto è un vantaggio occulto che motiva i giocatori a partecipare al gioco. L’Analisi Transazionale divenne una moda nazionale negli Anni Sessanta grazie all’enorme successo del libro di Eric Berne A che gioco giochiamo? nel quale i vari giochi venivano chiamati con nomi divertenti ("Ti ho beccato," "Prendimi a calci," "Sto solo cercando di aiutarti"). Ad esempio Jane gioca a "Perché non… Si, ma…": chiede consiglio agli altri, ma rifiuta tutti i suggerimenti, per cui alla fine sono tutti esasperati. Questo è il genere di conversazione che va avanti all’infinito, sempre uguale, particolarmente nei gruppi di terapia, ambiguo e non palese. A livello sociale sembra una conversazione tra una persona nello stato dell’Io Adulto che fa una domanda ad una o più persone, anch’esse nello stato dell’Io Adulto. Ciò che la rende un gioco è che nessuno dei suggerimenti offerti viene accettato. La ragione è che, a livello psicologico, molto più significativo, la verità è che Jane magari ha bisogno di un consiglio, ma ha molto più bisogno di carezze; e dato che queste le vengono date in modo molto indiretto, sono molto meno soddisfacenti di quanto non sarebbero delle carezze dirette. E così il gioco si interrompe su una nota di frustrazione depressa.

TORNACONTO

In questo gioco ci sono diversi tipi di tornaconto. Ogni gioco ha un suo tornaconto, e su tre livelli diversi: 1. Il tornaconto biologico del gioco sono le carezze. Anche se il gioco "finisce male", tutti i giocatori ne traggono un numero considerevole di carezze, sia positive che negative. 2. Il tornaconto sociale del gioco è la strutturazione del tempo: si riesce a riempire con un’attività stimolante del tempo che altrimenti sarebbe potuto essere noioso e deprimente. 3. Il tornaconto esistenziale di un gioco è il modo in cui esso conferma la posizione esistenziale di ognuno dei giocatori.

GRADI

I giochi si possono giocare a diversi livelli o gradi. Il nostro precedente esempio di "Perché non… Si, ma…" rappresenta la versione più leggera (di primo grado) del gioco, perché è relativamente innocua. La versione più pesante (di terzo grado) potrebbe essere il gioco dell’alcolista che continua a rispondere "Si, ma…" ad ogni suggerimento del suo Salvatore, fin sul letto di morte. I giochi di terzo grado comportano un danno fisico.

RUOLI

Persone diverse assumono ruoli diversi nei giochi a cui prendono parte. Se una persona è disposta a ricoprire uno dei ruoli del gioco, spesso si troverà a svolgerne anche gli altri. Vi sono molti ruoli diversi, ma i tre ruoli fondamentali in un gioco sono quello del Persecutore, del Salvatore e della Vittima. Famiglie intere, ambienti di lavoro, scuole, perfino amicizie sono costruite sulla base di questi ruoli. I tre ruoli possono essere rappresentati ai tre vertici di un triangolo, per illustrare cosa succede (vedi il Triangolo Drammatico).

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti)

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La Posizione Esistenziale

Per sviluppare un’identità personale, già nell’infanzia ogni persona determina qual è il significato della sua vita, o esistenza. Alcuni decidono che sono OK e che vivranno bene; molti altri invece decidono che non sono OK e che in un modo o nell’altro falliranno. Questa aspettativa, basata sulla decisione di come sarà la loro vita, sarà la loro posizione esistenziale. Una persona può sentirsi OK o non OK, rispetto a se stessa e agli altri, per cui vi sono quattro posizioni esistenziali principali: "Io sono OK, tu sei OK," "Io sono OK, tu non sei OK," "Io non sono OK, tu sei OK" e "Io non sono OK, tu non sei OK."

Compilato dal ITAA Development Committee Task Forceon Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti).

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Le Carezze

Le carezze sono il riconoscimento dato ad una persona. Sono essenziali alla vita. Senza di esse, dice Berne, "la spina dorsale avvizzisce." È stato dimostrato che un neonato ha bisogno del contatto fisico per rimanere in vita. Gli adulti possono accontentarsi di un contatto fisico più limitato e sopperiscono con lo scambio di carezze verbali: carezze positive, come le lodi o le espressioni di apprezzamento; o carezze negative, come i giudizi negativi o le umiliazioni. Ecco perché lo scambio di carezze è l’attività più importante che occupa le persone nella loro vita quotidiana.

L’ECONOMIA DELLE CAREZZE

Uno degli aspetti più temibili del Genitore Normativo è che stabilisce una serie di regole che controllano il dare e ricevere carezze (Non dare, non chiedere, non accettare o non darti carezze). L’effetto che hanno queste regole, o economia di carezze, è quello di impedire che le persone si scambino carezze liberamente e si occupino del loro bisogno di carezze. Di conseguenza, la maggior parte degli esseri umani vive in uno stato di fame di carezze e sopravvive con una dieta – di carezze – insufficiente, proprio come coloro che non hanno da mangiare a sufficienza, passando molto tempo e facendo molti sforzi per cercare di soddisfare questa fame. Le carezze positive, dette talvolta "caldomorbidi," come tenersi per mano o dire "Ti voglio bene", danno a chi le riceve la sensazione di essere OK. Vi sono anche carezze negative, che sono forme di riconoscimento sgradevoli o dolorose, come il sarcasmo, l’umiliazione, uno schiaffo, un insulto, o dire "Ti odio." Le carezze negative fanno sentire non OK chi le riceve. Tuttavia, anche se non piacevoli, sono pur sempre una forma di riconoscimento e non fanno "avvizzire la spina dorsale." Questa è la ragione per cui una persona preferisce carezze negative piuttosto che nessuna carezza. Questo spiega perché certe persone sembrano farsi del male intenzionalmente nelle loro relazioni con altre persone: non perché amino "farsi del male," ma perché non riescono ad avere un riconoscimento positivo e preferiscono carezze negative dolorose piuttosto che stare senza carezze.

Si può imparare a scambiarsi carezze liberamente, ad aprire il proprio cuore, a dare e chiedere carezze senza vergogna né imbarazzo. Persone diverse preferiscono carezze diverse, e ognuno ha le sue preferenze, i suoi desideri segreti. Vi sono molti tipi di carezze positive: ci sono le carezze fisiche e quelle verbali. Le carezze fisiche possono essere abbracci, baci, carezze, leggere o intense, sexy, sensuali o solo amichevoli, affettuose o appena canzonatorie. Le carezze verbali possono riguardare l’aspetto di una persona: il viso, il corpo, il portamento, le movenze; o la personalità: l’intelligenza, la sensibilità, l’amorevolezza, il coraggio. In ogni caso la persona ha bisogno e merita di ricevere carezze; se le chiede, generalmente trova qualcuno che ha proprio le carezze che lei desidera ed è disposto a dargliele.

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti)

D.ssa Bottaro Psicologa Psicoterapeuta Tuscolana - Anagnina Roma

Le Transazioni: complementari, incrociate e nascoste

Ogni volta che una persona è in relazione con un’altra persona si avranno delle transazioni. Ogni transazione è composta da uno stimolo e da una risposta; inoltre, le transazioni possono procedere dal Genitore, dall’Adulto o dal Bambino di una persona al Genitore, all’Adulto o al Bambino di un’altra persona.

TRANSAZIONI COMPLEMENARI E TRANSAZIONI INCROCIATE. Una transazione complementare impegna lo stesso stato dell’Io in ogni persona. Nella transazione incrociata invece, la risposta transazionale è indirizzata ad uno stato dell’Io diverso da quello che ha lanciato lo stimolo.

Fintanto che le transazioni sono complementari la comunicazione può continuare tra due persone. L’importanza delle transazioni incrociate sta nel fatto che esse interrompono la comunicazione: è utile ricordarlo perché questo aiuta l’analista transazionale a capire perché la comunicazione si è interrotta. Vale la regola che "se c’è un’interruzione nella comunicazione, è stata causata da una transazione incrociata." Un particolare tipo di transazione incrociata è la transazione di svalutazione. In questo caso una persona, nella sua risposta, trascura completamente il contenuto dello stimolo transazionale. Non sempre la svalutazione è evidente, ma procura scompiglio in chi la riceve e, se ripetuta, può turbare gravemente.

TRANSAZIONI NASCOSTE. Le transazioni nascoste sono quelle in cui si dice una cosa intendendone un’altra; stanno alla base dei giochi e rivestono particolare interesse perché sono ingannevoli. Esse hanno un livello sociale (palese) e un livello psicologico (nascosto).

È importante saper riconoscere la differenza tra il livello sociale e il livello nascosto perché, volendo capire e prevedere cosa farà una persona, il livello nascosto offre maggiori informazioni di quello palese.

Una delle principali ragioni per cui diciamo una cosa intendendone un’altra è che in generale ci vergognamo dei desideri e dei sentimenti del nostro Bambino o del nostro Genitore. Nonostante questo, però, agiamo sulla base di questi desideri ed esprimiamo questi sentimenti, fingendo di fare qualcosa di diverso. Possiamo ad esempio essere sarcastici sorridendo invece di esprimere la rabbia in modo diretto; oppure, se intimoriti possiamo contrattaccare anziché ammettere le nostre paure.

Spesso fingiamo indifferenza quando vogliamo amore o attenzione e ci è difficile darne o riceverne. In effetti, siccome la nostra vita è immersa nelle mezze verità e nell’inganno, può succedere che non sappiamo neppure più cosa il nostro Bambino voglia veramente. Né ci aspettiamo che gli altri siano completamente sinceri, sicché non sappiamo mai se possiamo fidarci di ciò che dicono. Gli analisti transazionali incitano ad essere sinceri, con gli altri e con se stessi, riguardo ai propri desideri e sentimenti invece di ingannare o fingere. Solo così si può scoprire ciò che si desidera, come chiederlo e, se possibile, come ottenerlo.

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti).

D.ssa Bottaro Psicologa Psicoterapeuta Tuscolana - Anagnina Roma

Stati dell'Io

Le interazioni interpersonali sono costituite da transazioni. Ogni transazione si compone di due parti: lo stimolo e la risposta. Le singole transazioni normalmente fanno parte di una serie. Alcune di queste serie o sequenze di transazioni possono essere dirette, produttive, sane; oppure possono essere ambigue, distruttive, malsane.

La persona, quando interagisce, lo fa da uno di tre diversi Stati dell'Io. Lo stato dell'Io è un modo specifico di pensare, sentire e comportarsi. Ogni stato dell’Io ha origine in una specifica regione del cervello. Il comportamento di una persona può venire dal suo stato dell’Io Genitore , o dallo stato dell’Io Bambino , o dallo stato dell’Io Adulto. Ogni nostra azione proviene da uno di questi tre Stati dell'Io.

IL BAMBINO. Quando siamo nello Stato dell’Io Bambino, agiamo come agirebbe il fanciullo della nostra infanzia. Non si tratta di una messa in scena: pensiamo, sentiamo, vediamo, ascoltiamo e reagiamo come un bambino di tre, o cinque, o otto anni. Gli Stati dell’Io non sono dei ruoli, ma stati dell’essere che proviamo realmente. Quando il Bambino è affettuoso o scontroso, impulsivo, spontaneo o giocoso, viene detto Bambino Naturale. Quando è pensoso, creativo, ingegnoso è detto il Piccolo Professore. Se ha paura, si sente in colpa o si vergogna è detto Bambino Adattato. Il Bambino prova tutte le emozioni: paura, amore, rabbia, gioia, tristezza, vergogna e così via. Spesso il Bambino è considerato la fonte di tutti i problemi di una persona, proprio perché è egocentrico, emotivo, potente, e fa resistenza nei confronti delle repressioni cui è soggetto crescendo.

L’Analisi Transazionale (AT) considera il Bambino come fonte di creatività, ricreazione e procreazione; l’unica fonte di rinnovamento della vita. Nei bambini si può osservare il Bambino per lunghi periodi di tempo; ma anche negli adulti, nelle situazione in cui è loro permesso di lasciar emergere il Bambino, come alle feste o alla partita. Il Bambino può affiorare, per brevi periodi, anche in altre situazioni dove può essere del tutto indesiderato, come durante importanti riunioni d’affari, o discussioni serissime, o a scuola. Nella sua forma meno auspicabile, può dominare completamente la vita, come nel caso di una persona con gravi disturbi emotivi, il cui Bambino confuso, depresso, folle o vizioso la porterà alle soglie dell’autodistruzione, con un comportamento che sfugge al suo controllo. Inoltre, il Bambino può emergere per lunghi periodi, sotto forma di depressione o dolore, come nel caso di chi abbia subito una grave perdita.

IL GENITORE. Il Genitore è come un registratore: è una raccolta di codici pre-registrati, pre-giudicati, preconcetti che indirizzano la vita. Nello stato dell’Io Genitore, la persona pensa, sente e si comporta come uno dei suoi genitori o chi ne abbia fatto le veci. Il Genitore decide, senza ragionare, come reagire alle situazioni, cosa è bene e cosa no, come si dovrebbe vivere. Il Genitore giudica a favore o contro, e può rappresentare un controllo o un sostegno. Quando il Genitore ha un atteggiamento critico è detto Genitore Normativo ; quando offre appoggio viene detto Genitore Affettivo.

Uno degli stati dell’Io può dominare la persona, con esclusione degli altri due. Ad esempio il Genitore Affettivo o Normativo può escludere gli altri stati dell’Io, e la persona non riesce ad usare il Bambino o l’Adulto, con grave svantaggio in quanto, per poter essere un essere umano pienamente funzionante, i suoi stati dell’Io devono essere disponibili quando necessario.

Se l’unico stato dell’Io funzionante è il Genitore esclusore, la persona vive senza l’ausilio del Bambino o dell’Adulto, privo quindi dei due terzi di tutto il suo potenziale.

Il Genitore utilizza vecchie "registrazioni" per risolvere i problemi ed è quindi in generale indietro di venticinque anni rispetto ai tempi (ma può essere indietro di 250 o magari di 2.500 anni). È utile quando l’Adulto non ha informazioni a disposizione o non ha il tempo per pensare. D’altra parte, il Bambino con la sua intuizione potrà trovare soluzioni innovative, che potrebbero però non essere altrettanto affidabili delle decisioni prese dall’Adulto che esamina i dati.

L’ADULTO. Nello stato dell’Io Adulto la persona funziona come un computer: opera sulla base dei dati che raccoglie e che poi memorizza o utilizza per prendere decisioni secondo un programma logico. Nello stato dell’Io Adulto la persona usa il pensiero logico per risolvere i problemi, assicurandosi che il processo non venga contaminato dalle emozioni del Bambino o del Genitore. Da ciò si potrebbe concludere che le emozioni non sono positive, mentre significa solo che per poter essere logici e razionali dobbiamo saperci tenere distinti dalle emozioni. Questo non vuol dire che essere logici e razionali sia sempre la cosa migliore. In realtà, così come un Genitore esclusore produce un essere umano incompleto, anche un Adulto esclusore ha un effetto limitante. Qualcuno obietterà, con ragione: "Io sono adulto però ho delle emozioni!". Ma essere una persona matura o adulta non è lo stesso che essere nello stato dell’Io Adulto: un bambino può essere nello stato dell’Io Adulto, così come gli adulti ben funzionanti usano di continuo il Genitore e il Bambino.

L’Adulto elabora tutti i dati che gli vengono forniti. Se i dati sono aggiornati le risposte dell’Adulto saranno tempestive e più efficaci di quanto non sia la soluzione del Genitore. Se i dati non sono corretti, il computer dell’Adulto produrrà risposte non corrette. Una funzione molto importante dell’Adulto è quella di prevedere risultati o conseguenze e di fornire una critica fattuale dei comportamenti di chi persegue gli obiettivi prescelti. Questa funzione critica è diversa da quella del Genitore Normativo, il quale si basa sui valori anziché sui fatti.

Anche le informazioni che arrivano dal Bambino possono venire accettate così come sono, senza controllo, e in questi casi si parla di illusione o fissazione. La fissazione è basata generalmente su una paura o su una speranza del Bambino, accettata dall’Adulto come realtà. Ad esempio, se una persona si convince che il governo sta cercando di avvelenarla, con tutta probabilità ciò si basa sulle paure del Bambino che il suo Adulto accetta, piuttosto che su dati oggettivi. In Analisi Transazionale un processo molto importante è la decontaminazione dell’Adulto.

LE VOCI NELLA TESTA. Come si ricorderà, lo stato dell’Io Genitore è come un registratore che contiene affermazioni preconcette, pre-giudicate, pre-programmate. Queste "registrazioni" possono venire avviate se siamo nello stato dell’Io Adulto o Bambino e noi le sentiamo come delle "voci nella testa". L’ascolto di queste registrazioni del Genitore può essere piacevole o no, a seconda del Genitore che le ha prodotte. In altre teorie della personalità, le temibili voci del Genitore Normativo sono definite come super-Io severo, o trappole cognitive, scarsa autostima, protettore punitivo o aspettative catastrofiche.

Il Genitore Normativo dice cose umilianti del tipo: "Sei cattivo, stupido, brutto, pazzo e malato; non hai scampo, non sei OK" Il Genitore Affettivo ama incondizionatamente il Bambino e dice cose come: "Ti voglio bene," "Sei un vincitore," "Sei in gamba," "Sei una principessa" o "Sei una bellezza." Talvolta il Genitore Normativo esercita il controllo sul Bambino impedendogli di essere contento di se stesso. Se il Bambino vuol essere amato, il Genitore Normativo gli dice: "Non lo meriti." Se il Bambino vuole dare amore, il Genitore Normativo magari gli dice "Non è desiderato." Se il Bambino fa controvoglia un lavoro ingrato, il Genitore Normativo gli dirà: "È il meglio che tu possa fare, dal momento che sei pigro." Se il Bambino tira fuori un’idea nuova che contrasta con vecchi schemi, il Genitore Normativo potrà rispondere: "Devi essere pazzo a pensare in quel modo." Il Genitore Normativo può farci sentire non OK e costringerci a fare cose che non vogliamo fare. Per contrapporsi a questo tipo di Genitore Normativo occorre imparare a sviluppare il proprio Genitore Affettivo, l’Adulto o il Bambino Naturale.

L’ egogramma ci aiuta a rivelare la forza relativa degli stati dell’Io di una persona in ogni momento. Questo è molto utile per mostrare schematicamente il modo in cui una persona cambia col tempo e in particolare come riesce a ridurre l’influenza del Genitore Normativo facendo crescere il Genitore Affettivo, l’Adulto o il Bambino.

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti).

D.ssa Bottaro Psicologa Psicoterapeuta Tuscolana - Anagnina Roma

Cos'è l'Analisi Transazionale

L'Analisi Transazionale è una teoria della personalità elaborata dallo psichiatra Eric Berne negli anni 50. Il suo nome deriva dal termine "transazione" che significa "scambio" ed ha quindi per oggetto le transazioni, ovvero gli scambi che si verificano tra due individui che comunicano.
Le transazioni vengono analizzate, dunque, quali indicatori di elementi sottostanti e più profondi della personalità, gli "Stati dell'Io", che sono parti tra loro coerenti dell'Io, il vasto e complesso nucleo della nostra identità psicologica.
L'Analisi Transazionale è una teoria psicologica di facile comprensione ma estremamente acuta, relativa al pensiero, ai sentimenti e al comportamento delle persone e allo stesso tempo è un sistema efficace ed attuale di psicoterapia, di analisi socio-culturale, valido anche nel campo dell'educazione, delle organizzazioni, e della psichiatria sociale.

Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti).

I miei ambiti di intervento

  • Ansia, fobie, attacchi di panico, disturbo ossessivo-compulsivo
  • Depressione, lutto
  • Difficoltà relazionali
  • Dipendenze
  • Disturbi di personalità
  • Eventi critici ed esperienze traumatiche: incidenti e infortuni, malattie, ospedalizzazioni, Interventi chirurgici, maltrattamenti, molestie e abusi, abbandono e perdite, separazioni, calamità naturali, aggressioni e rapine, guerre, suicidio di conoscenti, amici o familiari, bullismo e cyberbullismo, aborti, infertilità, morte intrauterina fetale, traumi relazionali infantili.
  • Homesickness: problemi e disagi vissuti dagli expat ossia gli italiani che vivono all'estero.
  • Lipedema e Linfedema: disagi psicologici correlati alle due patologie
  • Obesità, fame nervosa, anoressia, bulimia
  • Problemi d coppia, sostegno in caso di separazione e divorzio
  • Problemi di infertilità, sostegno individuale e di coppia nei percorsi di Procreazione Medicalmente Assistita
  • Problemi familiari, problemi comportamentali dei figli
  • Stress, dolore cronico, disturbi psicosomatici

Come lavoro


I miei interventi sono rivolti ad individui (bambini, adolescenti, adulti), coppie e famiglie secondo modalità e tempi che vengono definiti e concordati all'inizio del percorso e in funzione della richiesta d'aiuto della/e persona/e.

Nel mio lavoro utilizzo un approccio umanistico integrato, con specifico riferimento ai seguenti modelli: esperienziale, cognitivo-comportamentale, interpersonale e psicodinamico, con speciale focalizzazione sull'Analisi Transazionale.

I principi guida del mio modello di intervento sono:
>il rispetto della libertà e della responsabilità della persona per le scelte che fa
>la persona come centro di riferimento per qualsiasi intervento
>l'importanza del terapeuta come co-creatore responsabile, con l'altra persona delle modalità di intervento.

In termini generali mi riferisco agli assunti filosofici della Analisi Transazionale di tipo umanistico:
-Ognuno è Ok
-Ognuno ha la capacità di pensare
-Ognuno decide il proprio destino, e queste decisioni possono essere cambiate.

Tradotto nell’esercizio quotidiano della mia professione, nei diversi ambiti in cui questa si esplica, sono “respons-abile” del mio operato, e ritengo le persone con cui mi relaziono altrettanto capaci di essere “respons-abili” del loro operato.


Di cosa mi occupo

Svolgo l'attività di psicoterapeuta libero professionista presso il mio studio di Roma.


Ho collaborato come docente presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Transazionale (SSPT) di Latina e al Master di primo livello in counselling socio-educativo promosso dalla SSPT in collaborazione con l'IFREP.


Ho collaboro con la Scuola di Specializzazione IFREP per gli esami di specializzazione in psicoterapia e CTA, in qualità di esaminatrice EATA.



Sono stata consulente psicologa dal 2005 al 2014 presso la Comunità Terapeutica Riabilitativa per pazienti psichiatrici "Villa Maddalena", Castel Madama, Roma.

Ho collaborato per un breve periodo di tempo con l'Associazione "Habitat per l'Autismo onlus" in qualità di terapista comportamentale per l’insegnamento a persone con autismo in ambiente familiare e scolastico, attraverso l'utilizzo di tecniche che integrano il metodo ABA e la strategia T.E.A.C.C.H.



Sono iscritta all'Albo dell' Ordine degli Psicologi del Lazio, n°10631 e inserita nella lista degli Psicoterapeuti