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Le emozioni dei figli di genitori separati: RABBIA

RABBIA

Il problema

I bambini i cui genitori stanno divorziando possono avere tanto per cui essere arrabbiati. Quasi ogni bambino che sta attraversando il divorzio dei genitori è un bambino arrabbiato. Ci possono essere delle eccezioni, ma non molte. Non sottovalutate se il vostro bambino sembra adeguarsi al divorzio senza rabbia. Molti bambini, che sono il ritratto della calma, che mostrano anche un comportamento allegro nei confronti del divorzio stanno ribollendo dentro e in seguito potrebbero esprimere la loro rabbia in modi distruttivi, come la depressione (i professionisti della salute mentale la chiamano "rabbia rivolta verso l'interno"), l'abuso di sostanze, e/o la delinquenza. Inoltre, la rabbia repressa si mostra spesso mascherata da malattia, ad esempio, mal di testa, insonnia, nausea e diarrea.

Cosa fare

Trovate dei modi attraverso i quali sia voi che i vostri figli possiate meglio comprendere la rabbia. Principalmente è necessario per entrambi comprendere che la rabbia è un sentimento normale, opportuno, e salutare. Né voi né il vostro bambino dovete cercare di reprimere i sentimenti di rabbia. Ciò che entrambi dovete fare è sviluppare modi sani di affrontare la rabbia come comportamento, in modo che essa non danneggi persone o cose.

Tutti noi possiamo trarre beneficio dal parlare di più dei nostri sentimenti, in modo particolare i bambini arrabbiati. Il problema per voi è che questo richiede una bella corazza.

>>Ce la fareste ad ascoltare vostro figlio dire: "Sono arrabbiato con te" o "Ti odio" senza sentire il bisogno di difendervi?

>>Ce la fareste ad ascoltare vostro figlio dire: "Io odio papà (o mamma)", senza interrompere per esprimere accordo o disaccordo?

>>Ce la fareste a sentire vostro figlio parlare di come lui o lei è miserabile, senza interromperlo per risolvere il problema?

Se ce la fareste, bene. In caso contrario, è preferibile che portiate il vostro bambino da qualcuno che può aiutarlo.

La necessità di affrontare la rabbia in modo costruttivo è particolarmente cruciale con padri assenti. Ciò significa che le madri devono permettere (a volte forzando la mano) l'incontro con i padri e i padri devono permettere ai bambini di esprimere la loro rabbia direttamente. Se sei un padre assente, prova ad essere un modello per il bambino nell'espressione costruttiva della rabbia parlando della tua rabbia (ma non la rabbia verso la madre del bambino), apertamente e onestamente.

Fonte:

Getting Your Children Through Your Divorce, http://www.divorceinfo.com/

Traduzione a cura della dott.ssa Ida Bottaro

Di cosa ho bisogno da mamma e papà - Lista dei bisogni di un bambino figlio di genitori separati

La separazione o il divorzio rappresentano per i figli un momento difficile da capire, da accettare, da elaborare. Se è vero che finisce il vostro rapporto di coppia, non finisce però il vostro ruolo di genitori. Ed è questo quello che i vostri figli si aspettano da voi e che è più importante per loro. Di seguito troverete una lista di ciò che un figlio di genitori separati si aspetta dalla sua mamma e dal suo papà. Credo che possa essere utile per mettersi nei panni dei bambini e comprendere il loro punto di vista.

  • Ho bisogno che entrambi rimaniate coinvolti nella mia vita. Per favore scrivete lettere, fate telefonate, e fatemi un sacco di domande. Quando non siete presenti, io mi sento come se non fossi importante e come se in realtà non mi amaste.
  • Per favore smettete di litigare e mettetecela tutta per andare d'accordo l'uno con l'altro. Cercate di trovare un accordo sulle questioni che mi riguardano. Quando litigate per me, penso che ho fatto qualcosa di sbagliato e mi sento in colpa.
  • Voglio amarvi entrambi e voglio godere del tempo che trascorro con ciascuno di voi. Per favore supportate me e il tempo che trascorro con ciascuno di voi. Se vi comportate da gelosi o arrabbiati, mi sento come se avessi bisogno di prendere posizione e di amare di più un genitore rispetto all'altro.
  • Per favore comunicate direttamente tra di voi in modo che io non debba inviare messaggi avanti e indietro da un genitore all'altro.
  • Quando parlate dell'altro mio genitore agli altri, per favore dite solo le cose belle, o non dite niente. Quando dite cose cattive sull' altro mio genitore, mi sento come se vi aspettaste che prenda le vostre parti.
  • Vi ricordo che voglio che entrambi facciate parte della mia vita. Conto su di voi mamma e papà per sostenermi, per insegnarmi ciò che è importante e per aiutarmi quando ho dei problemi.

"What I need from my mom and dad – a child’s list of wants" from “Helping Children Understand Divorce” University of Missouri.

Introduzione e traduzione a cura della dott.ssa Bottaro

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Come aiutare i vostri figli ad affrontare la separazione

RASSICURAZIONE E AMORE AIUTANO I VOSTRI FIGLI

Più di qualsiasi altra cosa, i figli vogliono sentirsi protetti e amati. In tutto le fasi del divorzio, rassicurate e dimostrate amore a vostro figlio. Tutti noi, e soprattutto i bambini, siamo in grado di affrontare e superare le avversità della vita e abbiamo una notevole capacità di rimarginare le ferite interiori quando riceviamo l'appoggio di cui abbiamo bisogno.

Fate in modo che il vostro bambino sappia che, anche se le condizioni fisiche del nucleo familiare cambieranno, potrà continuare ad avere relazioni serene e amorevoli con entrambi i suoi genitori. Rassicuratelo sul fatto che tutti in famiglia faranno in modo che questo accada. Sapere che le cose andranno bene fornirà al vostro bambino la possibilità di accettare più facilmente questa nuova situazione. Rassicurazione e conforto sono disponibili in molte forme diverse:

> Comunicazione verbale: oltre a dire a vostro figlio che sarà amato e curato come prima, le rassicurazioni verbali devono riguardare le ragioni delle sue paure, delle preoccupazioni, della sua tristezza o della sua rabbia. Ad esempio, "So che sei arrabbiato perchè dobbiamo cambiare casa, ma faremo in modo che tu rimanga nella stessa scuola."

> Azioni non verbali: i bambini colgono i vostri modi di fare, le vostre espressioni e le vostre azioni quasi più delle parole. Offrite la vostra presenza fisica e il vostro sostegno abbracciando vostro figlio, facendo una passeggiata con lui, o semplicemente standogli seduto vicino.

AIUTATE IL VOSTRO BAMBINO AD ESPRIMERE I SUOI SENTIMENTI

Per i bambini, il divorzio significa la perdita di un genitore. Anche se entrambi i genitori rimangono fisicamente presenti, il senso di stabilità di un bambino è turbato perché il nucleo familiare è spezzato. Il vostro sostegno gli permetterà di elaborare il suo senso di perdita e, infine, di adattarsi alle nuove circostanze.

Di seguito sono riportati alcuni aspetti importanti attraverso i quali è possibile aiutare vostro figlio ad esprimere i propri sentimenti:

> Ascoltate. Incoraggiate vostro figlio a condividere i suoi sentimenti e a sentirli realmente. Essi possono essere: sensazioni di tristezza, di frustrazione o di perdita rispetto a cose che non vi sareste aspettati.

> Aiutatelo a trovare parole per i suoi sentimenti. E 'normale che i bambini abbiano difficoltà ad esprimere i propri sentimenti. E' possibile aiutarli, osservando i loro stati d'animo ed incoraggiandoli a parlare: "Vedo che sei turbato (o sconvolto, o agitato). Per cosa sei triste / arrabbiato / frustrato?".

> Permettetegli di essere onesti. I bambini potrebbero essere riluttanti a condividere i loro veri sentimenti per paura di ferire voi genitori. Fate sapere a vostro figlio che qualsiasi cosa dice va bene e che può venire da voi genitori in qualsiasi momento con le sue domande. Potrebbe essere necessario che voi controlliate i vostri sentimenti, ma è importante non giudicare. Se i bambini non riescono a condividere le loro emozioni, avranno più difficoltà ad elaborarle.

> Riconoscere i loro sentimenti. E' importante che voi riconosciate i sentimenti di vostro figlio e che conquistiate la sua fiducia, dimostrandogli che avete capito come sta, "Io so che ti senti triste senza la mamma qui", "Capisco che vorresti che fosse papà a metterti a letto per dormire."

Fonte:

Helping your kids cope with the effects of separation and divorce By Gina Kemp, M.A., Rosemary Clandos, and Jeanne Segal, Ph.D., http://www.helpguide.org/

Traduzione a cura della dott.ssa Ida Bottaro

Come dire ai vostri figli della separazione o del divorzio

I bambini, così come i genitori, sentono lo stress e la confusione legati alla separazione e al divorzio. Molti bambini si sentono arrabbiati, tristi e frustrati davanti alla prospettiva della separazione dei genitori e sono incerti su come sarà la loro vita dopo il divorzio. La vostra capacità di genitori di comunicare con successo con i vostri bambini, di soddisfare le loro esigenze, di prendervi cura di voi stessi per dargli sicurezza e sostegno e di mantenere un rapporto civile l'uno con l'altro, avranno un effetto positivo sui vostri figli. Dando loro il giusto sostegno, i bambini potranno esprimere i propri sentimenti, elaborare la perdita, ed uscire da questo momento sconvolgente come persone più forti e capaci di affrontare i momenti di difficoltà che incontreranno nel corso della propria vita.

Capisco che potete essere preoccupati per gli effetti che la separazione o il divorzio avranno sui vostri figli. I bambini solitamente si sentono insicuri rispetto a ciò che succederà nella loro vita quando i loro genitori si separano, ma voi e i vostri bambini potrete superare con successo questa fase di transizione. Il vostro compito sarà rassicurarli e mostrare loro che possono continuare a contare su voi genitori per fornire la stabilità e l'amore di cui avranno bisogno per il resto della vita.

Siete pronti a parlare ai vostri figli della separazione o del divorzio? Certamente sarà doloroso parlare con i vostri figli, ma tenete conto che è anche l'occasione per far loro sapere, in primo luogo, che li amate, e per dimostrare che - come famiglia - sarete in grado di soddisfare le loro esigenze e rispondere alle loro domande. Queste linee guida vi aiuteranno a prepararvi a questo evento.
E' importante sottolineare che si deve essere assolutamente certi di volersi separare prima di parlarne con i bambini. Una volta presa la decisione, se può esservi utile potrete prendere in considerazione le linee guida di seguito che vi aiuteranno a prepararvi a questa dolorosa comunicazione.

1. Confrontarsi con l'ex partner prima di parlare ai figli del divorzio. Per il bene dei vostri figli, mettere da parte il dolore e la rabbia che potete sentire, in modo da poter decidere insieme i dettagli di ciò che dovrete dirgli. Se non vi confrenterete in anticipo, finirete col farlo di fronte o tramite i vostri figli, e questo non sarebbe giusto per loro. Se per voi ex partner è estremamente difficile parlarvi, è possibile chiedere l'intervento di un mediatore o di uno psicologo counselor, o invitare qualcuno di cui vi fidate ad aiutarti a discutere i dettagli.

2. Se possibile, entrambi i genitori dovreste essere presenti quando parlerete con i bambini. Questo invia un importante messaggio ai vostri figli che siete entrambi capaci di lavorare insieme a loro vantaggio. Inoltre, è preferibile parlare con tutti i figli insieme. E' importante che ogni bambino sappia della separazione o del divorzio direttamente da mamma e papà, non dal fratello che l'ha saputo prima. Se i vostri figli sono di età diverse, potete decidere di condividere le informazioni di base con tutti i figli e parlare in seguito con i bambini più grandi durante una conversazione separata.

3. Mantenere la calma ed evitare di incolpare. Il modo in cui comunicherete la separazione ai vostri figli in gran parte inciderà sul loro grado di ansia e sulla previsione di un esito positivo per se stessi. Se l'incontro diventa uno scontro di urla, i vostri bambini si sentiranno molto più instabili rispetto a ciò che sta accadendo. Al contrario, evitate la tendenza ad assegnare colpe, di dire di chi è la "colpa" di questo e di quello. Nella misura in cui è possibile, provate ad usare la parola "noi" quando spiegate le decisioni che sono state prese.

4. Fornire un motivo generale per ciò che sta accadendo. Non è importante, o addirittura non è il caso, di fornire dettagli specifici sul motivo per cui si è deciso di separarsi. Tuttavia, i vostri bambini vogliono sapere perché sta accadendo. I bambini più grandi si renderanno conto che questo rappresenta un grande cambiamento di vita, ed essi contrapporranno il peso di tale cambiamento alle ragioni che darete loro. Così, se da un lato è meglio non condividere i dettagli di carattere personale, bisogna comunque essere pronti a dare un qualche tipo di spiegazione generale.

5. Fornire dettagli specifici rispetto ai cambiamenti che i vostri si aspettano. I vostri bambini vogliono sapere dove andranno a vivere, con chi, e in che modo la loro vita sta per cambiare. Potete aiutare i vostri figli ad essere preparati a questi cambiamenti essendo onesti con loro su ciò che sapete, e ciò che non sapete.

6. Fornire dettagli specifici sul genitore che sta lasciando la casa. Più potete dire ai vostri figli su dove andrà a vivere il genitore che lascia la casa e su quando potranno vederlo, meglio è. Essi hanno bisogno di sapere, subito, che saranno in grado di mantenere un buon rapporto con questo genitore, anche se non vivranno più sotto lo stesso tetto.

7. Rassicurare i bambini sul vostro amore incondizionato.I vostri bambini hanno bisogno di molte rassicurazioni rispetto al fatto che il divorzio non accade per colpa loro. Specificamente dire loro che non hanno fatto nulla che può aver causato, né può impedire, ciò che sta accadendo. Inoltre, assicuratevi entrambi voi genitori, sia insieme che individualmente, di trasmettere il vostro amore incondizionato attraverso le parole e le azioni. Evitate di fare promesse a lungo termine su un futuro incerto. Al contrario, attenetevi alle garanzie che potete dare per il presente e siate generosi nel condividere abbracci e affetto.

8. Essere sensibili al modo in cui i bambini reagiscono a questa notizia. Quello che direte loro potrà essere del tutto inatteso, e quasi sicuramente cambiarà la loro vita. Cercate di essere comprensivi se non c'è alcuna reazione - che è una reazione - come lo sareste se i bambini piangessero o fossero estremamente arrabbiati. I vostri figli non sanno esprimere le proprie emozioni intense adeguatamente, e potrebbe volerci un po' di tempo prima che riescano ad esprimere i propri sentimenti.

9. Accogliere le loro domande. Molto probabilmente, i bambini avranno molte domande. Nella misura in cui è possibile, siate onesti e chiari nelle vostre risposte. Se non conoscete la risposta ad una domanda, ditelo loro. Inoltre, tenete in conto che questo colloquio si svolgerà in molte parti. Dopo aver raccontato ai figli del divorzio o della separazione, aspettatevi di riprendere l'argomento più volte ogni volta che sorgono nuove domande e preoccupazioni.

10. Dare loro il tempo di adeguarsi alle novità. Ci vorrà del tempo perchè i vostri bambini si adeguino a questa novità. È un cambiamento enorme, e mentre voi potete essere fiduciosi sul promettente futuro che immaginate per loro, ci vorrà del tempo perchè loro possano vedere quel futuro realizzarsi. Nel frattempo, siate pazienti di fronte alle loro esigenze e sforzatevi di essere una presenza costante nella loro vita.

Fonti:

How to Tell Your Kids About Your Upcoming Divorce or Separation By Jennifer Wolf, About.com

Helping your kids cope with the effects of separation and divorce By Gina Kemp, M.A., Rosemary Clandos, and Jeanne Segal, Ph.D., Helpguide.org

Traduzione a cura della dott.ssa Ida Bottaro

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Figli di genitori separati più a rischio di attacchi di panico

Elenco di tutte le fobie più comuni e meno comuni

Ablutofobia: paura di bagnarsi o lavarsi
Acarofobia: paura di avere prurito o degli insetti che causano prurito
Acatartofobia: paura dello sporco e della polvere
Acluofobia: paura dell'oscurità
Acousticofobia: paura dei rumori
Acrofobia: paura delle altezze, dei luoghi alti
Aeroacrofobia: paura dei posti alti e aperti
Aerofobia: paura delle correnti d'aria, di inghiottire aria, di respirare aria contaminata, paura di volare
Aeronausifobia: paura di vomitare a causa del mal d'aria
Afefobia: paura del contatto, di esser toccati
Agliofobia: paura di provare dolore fisico
Agorafobia: paura degli spazi aperti o dei luoghi affollati (da agorà, piazza)
Agrizoofobia: paura degli animali selvatici
Agyrofobia: paura delle strade o di attraversare le strade
Aicmofobia: paura degli oggetti acuminati e taglienti
Ailurofobia: paura dei gatti
Alectorofobia: paura dei polli
Algofobia: vedi agliofobia
Alliumfobia: avversione per l’aglio
Amartofobia: paura di sbagliare o peccare
Amatofobia: paura della polvere
Amaxofobia: paura di guidare un'automobile
Ambulofobia: paura di camminare
Amnesifobia: paura di soffrire di amnesia
Amycofobia: paura dei graffi o di essere graffiato
Anablefobia: paura di guardare in alto
Anchilofobia: paura dell’immobilità di un’articolazione
Androfobia: paura, avversione, antipatia per gli uomini (maschi)
Anemofobia o ancraofobia: paura del vento, delle correnti d’aria
Anginofobia: paura di soffocare
Aracnofobia o aracnefobia: paura dei ragni
Astrafobia: paura degli agenti atmosferici (tuoni, lampi)
Astrofobia: paura delle stelle e dello spazio
Athazagorafobia: paura di essere dimenticati o ignorati, o di dimenticare
Aurofobia: paura dell’oro
Automatonofobia: paura di tutto ciò che riproduce sembianze umane (bambole, burattini
Aviofobia o aviatofobia: paura di volare (paura degli aerei)
Bacillofobia: paura dei microbi
Batracofobia: paura delle rane e degli anfibi
Bibliofobia: paura dei libri
Brodrimofobia: paura degli odori del corpo
Brontofobia: fobia dei temporali
Calliginefobia: paura, antipatia, difficoltà a rapportarsi con donne belle
Cainofobia: paura di fallire
Catisofobia: paura di sedersi
Ceraunofobia: paura dei tuoni
Chaetofobia: paura dei capelli
Cimofobia: paura, avversione per le onde del mare
Cinofobia;paura dei cani Claustrofobia: paura degli spazi chiusi, stretti, angusti
Cleptofobia: paura di commettere un furto
Climacofobia: timore delle scale a chiocciola o di cadere dalle scale
Clinofobia: paura di andare a letto
Cometofobia: paura delle comete
Courlofobia: paura dei clown
Cristallofobia: avversione, paura del vetro, dei cristalli
Cromatofobia o cromofobia: paura dei colori
Cyberfobia: paura, avversione dei computer o di lavorare al computer
Decidofobia: paura di prendere decisioni
Demofobia: paura della folla
Dendrofobia: paura degli alberi
Dextrofobia: paura degli oggetti alla destra del corpo
Edonofobia: paura di provare piacere fisico
Eisoptrofobia: paura degli specchi
Elasmofobia: paura degli squali
Eleuterofobia: paura della libertà
Epistemofobia: paura della conoscenza
Ergofobia: paura di lavorare
Eufobia: paura di sentire buone notizie
Eurotofobia: paura dei genitali femminili
Fagofobia: paura di mangiare (o di essere mangiati)
Fobofobia: paura di aver paura
Hippopotomonstrosesquippedaliofobia: paura delle parole lunghe
Iatrofobia: paura dei medici Idrofobia: paura dell'acqua
Italofobia: paura di tutto ciò che riguarda l’Italia
Katagelofobia: paura del ridicolo
Kenofobia: Paura del vuoto e degli spazi vuoti
Leucofobia: paura del colore bianco
Lilapsofobia: paura dei tornado e degli uragani
Mascafobia: paura delle maschere
Megalofobia: paura delle cose grandi
Melanofobia: paura del colore nero
Metrofobia: paura delle poesie
Nefofobia: paura delle nuvole
Necrofobia: paura della morte o di corpi morti
Nictofobia: paura dell'oscurità
Nosocomefobia: paura degli ospedali
Obesobofobia: paura di ingrassare
Ofidiofobia: paura dei serpenti
Ommetafobia: paura degli occhi
Omofobia: paura, avversione, razzismo verso persone omosessuali, di essere considerato o di diventare omosessuale
Ornitofobia: paura degli uccelli
Pantofobia: paura di tutto
Pediofobia: paura delle bambole
Pedofobia: paura dei bambini
Pendofobia: paura degli orologi a pendolo
Pirofobia: paura del fuoco
Rupofobia: paura dello sporco e di ciò che non è igienico, dalla quale spesso deriva l'ossessione a pulire
Sciofobia: paura delle ombre
Scolecifobia: paura dei vermi
Scotofobia: paura del buio
Simmetrofobia: paura delle cose simmetriche
Talassofobia: paura del mare (di annegare)
Tanatofobia: paura ossessiva della morte
Tricofobia: paura dei capelli
Triscaidecafobia: paura del numero 13
Uranofobia: paura del cielo
Venustrafobia: paura delle belle donne
Verbofobia: paura delle parole
Verminofobia: paura dei germi
Xantofobia: paura del colore giallo
Xenoglossofobia: Paura delle lingue straniere
Xenofobia: paura, avversione, razzismo verso gli stranieri (degli sconosciuti)
Xylofobia: Paura degli oggetti di legno o paura dei boschi
Zeusofobia: Paura degli dei
Zoofobia: paura degli animali

Quali sono le cause delle fobie?

I ricercatori sono incerti su quali siano esattamente le cause delle fobie. Tuttavia, si ritiene comunemente che alcuni fattori possano aumentare la probabilità che una fobia svilupperà.
Tali fattori includono:

La genetica : la ricerca ha dimostrato che alcune fobie possono ricorrere nelle famiglie. Ad esempio, due gemelli allevati separatamente e in posti diversi, possono sviluppare le stesse fobie. Tuttavia, molte persone con fobie non hanno parenti che soffrono di fobie.

Fattori culturali: alcune fobie si verificano solo in alcuni gruppi culturali. Un esempio è taijin kyofusho, una fobia sociale che appare quasi esclusivamente in Giappone. Si tratta del timore di offendere o danneggiare altri in situazioni sociali. Tale fobia è nettamente diversa da una tradizionale fobia sociale in cui la persona ha paura di essere personalmente messa in imbarazzo e umiliata. È pertanto possibile che la cultura svolga un ruolo nello sviluppo di una fobia.

Esperienze di vita: molte fobie sono basate su eventi reali della vita che possono essere o meno consapevolmente ricordati. Una fobia dei cani, per esempio, può derivare dall'essere stati attaccati da piccoli. Una fobia sociale si può sviluppare da un'adolescenza connotata da imbarazzo o da episodi di bullismo nell'infanzia.

È probabile che una combinazione di questi fattori possa dar luogo allo sviluppo di una fobia. Tuttavia, è necessaria molta più ricerca affinchè una conclusione definitiva possa essere raggiunta.

Fonte: Anxiety Disorder. National Institute of Mental Health. Istituto Nazionale di Salute Mentale. February 13, 2008.

Effetti emotivi e psicologici delle fobie

Una fobia è, per natura, limitata a un determinato oggetto o situazione. A differenza di altri disturbi, come il disturbo da ansia generalizzata, coloro che soffrono di fobia non sono costantemente consumati dalla preoccupazione e dalla paura. Al di là di ciò, una fobia può avere un impatto reale sulla qualità della vostra vita. Ecco cosa potreste non conoscere sugli effetti delle fobie.

Le limitazioni nella vita

Uno dei principali criteri per la diagnosi di uno fobia è che essa limita la vita. A seconda di quale sia la vostra fobia, vi potreste trovare a fare una vera e propria battaglia per eseguire commissioni, uscire con gli amici o addirittura andare a lavorare ogni giorno. Queste limitazioni possono farvi sentire isolati. Vi potreste chiedere perchè non siete come tutti gli altri. Potreste avere problemi a mantenere dei rapporti di amicizia. Potreste rinchiudervi e sentirvi depressi.

L'imbarazzo

Le fobie possono causare situazioni scomode e imbarazzanti. Come spiegare al tuo migliore amico che non potrai mai andarlo a trovare a casa sua, perché possiede un cane? Come rifiutare un viaggio alle Bahamas, con un nuovo partner, perché non si riesce a salire su un aereo? La fobia sociale può essere particolarmente difficile da gestire, perché la paura alla base è di un'umiliazione. Avere una reazione fobica può essere umiliante, rafforzando la paura e rendendo la fobia di più difficile da gestire.

Sensazione di essere fuori controllo

Forse una delle peggiori componenti emotive di una fobia è la sensazione di essere fuori controllo. Probabilmente capite che la vostra fobia è irrazionale, ma non importa quanto duramente si provate, non riuscite a tenerla sotto controllo e probabilmente vi chiedete cosa vorrebbe dire vivere semplicemente la vostra vita senza preoccuparvi del fatto che possiate entrare in contatto con quello che vi terrorizza.

Impotenza

La sensazione di impotenza può comparire quando vi rendete conto che la vostra fobia è fuori controllo. Potreste sentire che non c'è niente che potete fare per guarire. Potreste supporreno che avrete per sempre la vostra fobia. Potreste desiderare che le cose siano diverse, ma sentire che non lo saranno mai.

Se la vostra fobia sta causando uno qualsiasi di questi pensieri o sentimenti, è importante intervenire con un trattamento. Come ogni disagio psicologico, è facile per una fobia avere un impatto che va di gran lunga al di là dei suoi sintomi di base. Affrontare le fobie in terapia può contribuire a ridurre i sentimenti negativi di vergogna e di impotenza.

Fonte: American Psychiatric Association. Diagnostic and statistical manual of mental disorders (4th Ed.) . (1994). Washington, DC: Author.

Fobia: definizione e sintomi

Cos'è una fobia

Una fobia è definita come un timore, intenso e irrazionale, di un oggetto o di una situazione che non costituisce un pericolo reale o che lo costituisce in minima parte. A prima vista, una fobia può sembrare simile a un normale paura, ma è a seconda di quanto una persona ne è colpita che determina se quella paura è diventata una fobia.

Quali sono i sintomi

I sintomi di ogni persona sono in parte differenti. Tuttavia, almeno alcuni dei seguenti sintomi saranno presenti nel corso di una reazione fobica:
Vertigini, battito cardiaco accelerato, tremore, o altre risposte fisiche incontrollabili
Sensazione di terrore, spavento o panico
Preoccupazione; incapacità di distogliere il focus dalla situazione temuta
Intenso desiderio di fuggire dalla situazione

Differenza tra Doc e Fobie

Sebbene le paure del disturbo ossessivo compulsivo siano spesso simili alle fobie, vi sono delle differenze tra i due disturbi. Coloro che soffrono di una fobia generalmente non pensano molto all'oggetto della paura a meno che essi non se lo trovino di fronte. Al contrario, le persone con disturbo ossessivo compulsivo spesso riportano pensieri intrusivi che appaiono anche quando essi sono tranquilli e rilassati.

E' comune per le persone con disturbo ossessivo-compulsivo evitare un determinato oggetto o situazione, così come per le persone con fobie. Tuttavia, il disturbo ossessivo-compulsivo, a differenza di una fobia o di altri disturbi d'ansia, è caratterizzato da una costante preoccupazione, da paura persistente, anche quando si è lontani dalla situazione temuta. Coloro che ne soffrono mettono in atto elaborati rituali spesso legati al pensiero ossessivo, noti come compulsioni, che essi sentono di dover fare al fine di ridurre l'ansia.

Le persone con una fobia o con altri disturbi d'ansia, d'altro canto, di solito non pensano tanto all'oggetto o alla situazione temuta a meno che non vengano esposte ad essi in qualche modo. Possono provare paura per un evento imminente che è collegato alla fobia, ad esempio tenere un discorso in pubblico, ma non sperimentano un'esperienza persistente di paura nella vita quotidiana.

Agorafobia: definizione, sintomi, diagnosi e trattamento

COS'E' L'AGORAFOBIA?

La parola agorafobia include la parola greca "agorà", che fa riferimento agli spazi aperti degli antichi mercati. Oggi, si può fare riferimento a qualsiasi luogo in cui l'ansia o i sintomi di panico si sono verificati e la persona ora cerca di evitare. Il disturbo è caratterizzato dall'ansia nel trovarsi in luoghi o situazioni da cui potrebbe essere difficile o imbarazzante fuggire nel caso in cui si verifichino un attacco di panico o sintomi simili al panico. La parola agorafobia si riferisce anche alla paura di essere intrappolato in circostanze in cui l'aiuto medico potrebbe non essere disponibile nel corso di tali episodi. Come altre fobie, l'agorafobia comporta la paura irrazionale e involontaria nei confronti di situazioni e cose ordinarie, per cui le persone che ne soffrono spesso evitano situazioni o luoghi in cui si potrebbe incorrere in queste sensazioni.

Esempi di tali scenari possono includere:

-Essere fuori casa da sola

-Trovarsi in mezzo ad una folla di persone, o in piedi in fila

-Viaggiare in auto, autobus, treni o aerei

-Essere su un ponte

L' agorafobia comunemente accompagna il disturbo di panico. In molti casi, il panico in realtà è la causa dell' agorafobia. In altri casi, le persone hanno l'agorafobia senza la presenza di panico, anche se di solito sperimentano alcuni sintomi correlati al panico (ad esempio, sudorazione eccessiva o accelerazione del battito cardiaco).

La caratteristica dell'agorafobia è l'evitamento. Una persona con agorafobia evita qualsiasi circostanza potenzialmente minacciosa che potrebbe causare un attacco di panico o altri sintomi che inducano il panico. Ad esempio, se un attacco di panico si è verificato in un centro commerciale, la persona evita i centri commerciali e, forse, anche altri posti affollati. Come risultato, molti pazienti trascorrono crescenti quantità di tempo a casa e in altre situazioni protette, ostacolando in maniera significativa la loro capacità di lavorare, viaggiare, svolgere compiti quotidiani e mantenere rapporti interpersonali.

L'agorafobia dovrebbe essere differenziata da altre categorie di fobia. Una fobia specifica si riferisce alla paura di un certo oggetto o situazione (ad esempio, una persona che teme i cani evita tutti i cani). La fobia sociale comporta la paura di situazioni sociali a causa di imbarazzo o di umiliazione, non a causa di sintomi di panico.

L'esordio dell'agorafobia in genere è intorno ai 20 anni d'età. Le donne sono colpite più spesso rispetto agli uomini. La condizione può ostacolare sostanzialmente la qualità di vita della persona. Alcuni pazienti sono in grado di sopportare determinate situazioni potenzialmente minacciose (ad esempio, i viaggi), se sono accompagnati da un'altra persona. Altri possono non essere in grado di sopportare situazioni di minaccia in nessun caso. I pazienti possono avere difficoltà a lavorare, socializzare, viaggiare o svolgere importanti compiti quotidiani come ad esempio fare la spesa. Le persone con agorafobia possono infine sperimentare molta meno ansia limitando la loro esposizione al rischio di situazioni di minaccia. La causa di questa fobia rimane poco chiaro. Tuttavia si pensa che la genetica, la biochimica e i fattori di stress svolgano un ruolo nello sviluppo dell'agorafobia.

SINTOMI DELL'AGORAFOBIA

I sintomi di agorafobia sono spesso sia di natura fisica che psicologica. I pazienti che hanno avuto un attacco di panico o altri sintomi di panico in passato, possono temere di rimanere intrappolati in situazioni simili in cui è difficile scappare o dove possono perdere il controllo in un luogo pubblico.

I sintomi psicologici dell' agorafobia possono includere: sensazione di agitazione o irascibilità , rimanere chiusi in casa per lunghi periodi di tempo, sensazione di essere staccati o lontani dagli altri, senso di impotenza e di sentirsi dipendenti dagli altri, sensazione che il corpo e l'ambiente siano irreali, pensieri confusi o disordinati. Tipicamente, i pazienti sperimentano ansia o attacchi di panico e i relativi sintomi fisici che spesso li accompagnano, come forte battito cardiaco, sudorazione eccessiva e problemi respiratori. Altri sintomi fisici includono: dolore addominale, dolore toracico, capogiri, spasmi muscolari o tremore, sensazione di testa vuota, nausea e vomito, intorpidimento e formicolio, rossore della pelle.

Le persone con agorafobia spesso diventano frustrate e si vergognano del loro comportamento. Di conseguenza, sono a rischio per lo sviluppo di molte altre condizioni, tra cui la depressione e l'abuso di sostanze stupefacenti.

METODI DI DIAGNOSI DELL'AGORAFOBIA

Prima di diagnosticare l'agorafobia, un medico deve eseguire un completo esame fisico e compilare un'approfondita anamnesi al fine di escludere qualsiasi potenziale causa fisica. Se si sospetta un problema di tipo psicologico, il paziente sarà inviato ad uno psicologo, ad uno psichiatra o ad altri professionisti della salute mentale.

L'agorafobia sarà diagnosticata se il paziente ha sintomi coerenti con l' agorafobia che non sono causati da un altro stato mentale. Altre condizioni mentali che possono presentare sintomi simili a quelli di agorafobia comprendono:

-Disturbo ossessivo-compulsivo

-Disturbo post-traumatico da stress

-Disturbo da ansia di separazione

-Fobia sociale

-Fobia specifica

Come già detto prima, l'agorafobia spesso si verifica con un'altra condizione chiamata panico. Molti pazienti condividono almeno alcuni dei sintomi di entrambe queste condizioni. Ad essi può essere diagnosticato sia un Disturbo di Panico con agorafobia che un'Agorafobia senza storia di Disturbo di Panico.

I criteri utilizzati per diagnosticare queste due condizioni sono praticamente identici. Tuttavia, vi è un aspetto chiave da considerare: l'Agorafobia senza storia di Disturbo di Panico è diagnosticata se il timore del paziente è incentrato sulla possibilità di sperimentare sintomi invalidanti o imbarazzanti simili al panico o attacchi con sintomi limitati. Ad esempio, il paziente può aver paura di avere sintomi correlati al cuore e non essere in grado di ricevere aiuto. Ciò differisce dal Disturbo di Panico con Agorafobia, in cui la paura del paziente è incentrata sulla possibilità di avere veri e propri attacchi di panico, dopo averli già sperimentati in precedenza. In sostanza, i pazienti a cui è diagnosticata Agorafobia senza storia di Disturbo di Panico non hanno una storia di ricorrenti attacchi di panico. Infine, l'Agorafobia non sarà diagnosticata nei casi in cui i timori di un paziente sono dovuti ragionevolmente a determinate condizioni mediche. Ad esempio, un paziente che ha la malattia di Crohn (una malattia autoimmune cronica) può temere di avere un episodio di diarrea in un momento inopportuno. Questa paura è normale vista la situazione del paziente.

TRATTAMENTO DELL'AGORAFOBIA

I pazienti con agorafobia hanno più opzioni di trattamento. Nella maggior parte dei casi, una combinazione di psicoterapia e di farmaci antidepressivi e ansiolitici è il trattamento più efficace.

La psicoterapia maggiormente utilizzata nel trattamento dell'agorafobia è quella cognitivo-comportamentale. La psicoterapia cognitivo-comportamentale comporta l'apprendimento di nuove competenze per reagire in modo diverso a situazioni che di solito generano ansia. Il paziente impara anche a modificare azioni specifiche e ad utilizzare diverse tecniche per arrestare il comportamento dannoso. Il paziente può imparare le tecniche di rilassamento, come la respirazione profonda, e può essere gradualmente esposto a situazioni che sono spaventose e in cui può sperimentare le nuove abilità. I pazienti imparano anche di più sui modelli di pensiero negativo che aumentano l'ansia e le modalità per riorientare tali pensieri.

Nel mio lavoro utilizzo alcune utili tecniche cognitivo-comportamentali integrandole con altri modelli teorici che, nella mia esperienza clinica, si sono dimostrate efficaci nel trattamento del disturbo e nel mantenimento dei risultati terapeutici ottenuti.

Nei casi in cui reputo utile per la persona un aiuto farmacologico, mi avvalgo della collaborazione di alcuni colleghi psichiatri che stimo e di cui mi fido.

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Iscrizioni e borse di studio 2013 della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Transazionale SSPT di Latina

Sono aperte le iscrizioni alle selezioni per l'anno 2013 per la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Transazionale di Latina, direttrice Prof. Susanna Bianchini.
 
Per inoltrare le domande, copiare e inviare entro il 26 novembre 2012 la scheda di iscrizione al colloquio di ammissione reperibile al seguente collegamento
http://www.sspt-sapa.it/download/scheda%20iscrizione2012sspt.pdf

Sono inoltre istituite 15 borse di studio per gli allievi del primo anno 2013.
Per concorrere alla borsa di studio seguire le indicazioni presenti al seguente collegamento
http://www.sspt-sapa.it/download/INFORMAZIONI%20PER%20CONCORRERE%20ALLA%20BORSA%20DI%20STUDIO.pdf

La scheda di iscrizione alla scuola la trovare al seguente collegamento
http://www.sspt-sapa.it/download/scheda%20iscrizione%20SSPT.pdf

Per qualsiasi ulteriore informazione potete visitare il sito della SSPT al link www.sspt-sapa.it


Figli di genitori separati più a rischio di attacchi di panico

Milano, 7 gen. 2009 (Adnkronos/Adnkronos Salute) - Ci sono anche gli attacchi di panico nel bagaglio che i figli di genitori separati si porteranno dietro fino all'età adulta. Responsabile: la grave esperienza di distacco che li accomuna anche agli orfani e ai bimbi di emigrati. Sono loro, secondo uno studio condotto dall'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e dall'Istituto scientifico universitario San Raffaele, ad avere più probabilità di ammalarsi di attacchi di panico da adulti. I ricercatori hanno osservato il fenomeno in oltre 700 gemelli del Registro nazionale norvegese.

E i risultati del lavoro, realizzato in collaborazione con il Norwegian Institute of Public Health, il Queensland Institute of Medical Research di Brisbane (Australia) e il Virginia Institute of Psychiatry and Behavioural Genetics di Richmond (Usa), sono stati pubblicati sulla rivista 'The Archives of General Psychiatry'. Gli scienziati hanno approfondito il legame, già ipotizzato, fra il rischio amplificato di sviluppare disturbi di panico e l'ansia da separazione o l'esperienza di una perdita precoce sperimentata da piccoli.

Basta anche il distacco di uno solo dei due genitori a rendere più vulnerabili al panico in età adulta i bimbi geneticamente predisposti. Lo studio sui gemelli ha permesso di separare il contributo genetico e ambientale dal rischio di ammalarsi nelle comuni condizioni di patologia.

Attraverso interviste su eventi di separazione precoci e sulla presenza di sintomi ansiosi nell'arco della vita, gli studiosi hanno cercato di ricostruire la storia di ciascun gemello.

In un secondo momento ciascuno di loro è stato sottoposto a un test di respirazione per valutare il rischio di attacchi di panico. E i ricercatori hanno osservato che, fra i gemelli che da piccoli avevano subito i traumi da separazione, c'erano più persone con attacchi di panico. Non solo: un lutto o il divorzio dei genitori - ma anche semplicemente l'emigrazione all'estero del padre alla ricerca di un nuovo lavoro - possono modificare la respirazione probabilmente cambiando la fisiologia dall'età infantile in modo relativamente stabile, o per tutta la vita.

Tra coloro che soffrono di attacchi di panico da adulti vi sono infine anche i bambini che erano molto spaventati quando erano lontani da mamma e papà, senza aver necessariamente vissuto una separazione precoce dai genitori. Spiega Marco Battaglia, professore di Psicopatologia dello sviluppo all'Università Vita-Salute San Raffaele e direttore dello studio: "Sebbene lo studio dimostri l'importanza dei geni per spiegare le relazioni tra ansia da separazione in età di sviluppo e panico in età adulta, modificare l'ambiente e il patrimonio esperienziale dei bambini, anche attraverso programmi psicoterapeutici dedicati, potrebbe non solo curare questi bambini ma anche provocare importanti variazioni nella stessa espressione genetica".

Fonte: Adnkronos/Adnkronos Salute

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I miei ambiti di intervento

  • Ansia, fobie, attacchi di panico, disturbo ossessivo-compulsivo
  • Depressione, lutto
  • Difficoltà relazionali
  • Dipendenze
  • Disturbi di personalità
  • Eventi critici ed esperienze traumatiche: incidenti e infortuni, malattie, ospedalizzazioni, Interventi chirurgici, maltrattamenti, molestie e abusi, abbandono e perdite, separazioni, calamità naturali, aggressioni e rapine, guerre, suicidio di conoscenti, amici o familiari, bullismo e cyberbullismo, aborti, infertilità, morte intrauterina fetale, traumi relazionali infantili.
  • Homesickness: problemi e disagi vissuti dagli expat ossia gli italiani che vivono all'estero.
  • Lipedema e Linfedema: disagi psicologici correlati alle due patologie
  • Obesità, fame nervosa, anoressia, bulimia
  • Problemi d coppia, sostegno in caso di separazione e divorzio
  • Problemi di infertilità, sostegno individuale e di coppia nei percorsi di Procreazione Medicalmente Assistita
  • Problemi familiari, problemi comportamentali dei figli
  • Stress, dolore cronico, disturbi psicosomatici

Come lavoro


I miei interventi sono rivolti ad individui (bambini, adolescenti, adulti), coppie e famiglie secondo modalità e tempi che vengono definiti e concordati all'inizio del percorso e in funzione della richiesta d'aiuto della/e persona/e.

Nel mio lavoro utilizzo un approccio umanistico integrato, con specifico riferimento ai seguenti modelli: esperienziale, cognitivo-comportamentale, interpersonale e psicodinamico, con speciale focalizzazione sull'Analisi Transazionale.

I principi guida del mio modello di intervento sono:
>il rispetto della libertà e della responsabilità della persona per le scelte che fa
>la persona come centro di riferimento per qualsiasi intervento
>l'importanza del terapeuta come co-creatore responsabile, con l'altra persona delle modalità di intervento.

In termini generali mi riferisco agli assunti filosofici della Analisi Transazionale di tipo umanistico:
-Ognuno è Ok
-Ognuno ha la capacità di pensare
-Ognuno decide il proprio destino, e queste decisioni possono essere cambiate.

Tradotto nell’esercizio quotidiano della mia professione, nei diversi ambiti in cui questa si esplica, sono “respons-abile” del mio operato, e ritengo le persone con cui mi relaziono altrettanto capaci di essere “respons-abili” del loro operato.


Di cosa mi occupo

Svolgo l'attività di psicoterapeuta libero professionista presso il mio studio di Roma.


Ho collaborato come docente presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Transazionale (SSPT) di Latina e al Master di primo livello in counselling socio-educativo promosso dalla SSPT in collaborazione con l'IFREP.


Ho collaboro con la Scuola di Specializzazione IFREP per gli esami di specializzazione in psicoterapia e CTA, in qualità di esaminatrice EATA.



Sono stata consulente psicologa dal 2005 al 2014 presso la Comunità Terapeutica Riabilitativa per pazienti psichiatrici "Villa Maddalena", Castel Madama, Roma.

Ho collaborato per un breve periodo di tempo con l'Associazione "Habitat per l'Autismo onlus" in qualità di terapista comportamentale per l’insegnamento a persone con autismo in ambiente familiare e scolastico, attraverso l'utilizzo di tecniche che integrano il metodo ABA e la strategia T.E.A.C.C.H.



Sono iscritta all'Albo dell' Ordine degli Psicologi del Lazio, n°10631 e inserita nella lista degli Psicoterapeuti