
Per illustrare il triangolo drammatico si può usare l’esempio del gioco della Tossicodipendenza. In questo gioco il tossicodipendente, che ricopre il ruolo di Vittima della dipendenza, dell’umiliazione, del pregiudizio, dell’incuria dei medici e della brutalità della polizia, cerca e trova un Salvatore. Il Salvatore svolge il suo ruolo cercando, con generosità ed altruismo, di aiutare il drogato senza assicurarsi che questi si senta responsabile di intraprendere un percorso che lo allontani dalla droga. Dopo un certo numero di frustranti tentativi falliti il Salvatore si arrabbia e passa ad un ruolo di Persecutore, nel quale accusa, insulta, trascura o punisce il tossicodipendente; il quale, a questo punto, passa dal ruolo di Vittima a quello del Persecutore e contrattacca, insulta, diventa violento, finisce al pronto-soccorso nel cuor della notte. Quello che era il Salvatore ora diventa Vittima in questo gioco, dove lo scambio dei ruoli va avanti incessantemente nella giostra del Triangolo Drammatico.
In psicoterapia, per evitare il triangolo drammatico, l’analista transazionale insiste sulla stipula di un contratto, nel quale il cliente indica specificamente ciò per cui vuole essere curato. Questo rappresenta una protezione per entrambi, terapeuta e cliente: il terapeuta sa esattamente cosa vuole il cliente, mentre il cliente sa ciò su cui il terapeuta lavorerà e quando sarà completata la terapia. In ogni caso, il modo migliore per non cadere nel triangolo drammatico è quello di evitare i ruoli di Salvatore, di Persecutore o di Vittima rimanendo nello stato dell’Io Adulto.
Compilato dal ITAA Development Committee Task Force on Transactional Analysis Core Concepts (tradotto da Claudia Chiaperotti)